La febbre era appena scesa, e il programmatore, armato di tisana e una coperta loggata come “recovery_system.exe”, tornò davanti al PC. Lanciò Visual Studio, pronto a riparare il bug che lo tormentava da giorni — un misterioso errore chiamato Exception: CatNotFound.
Fu in quel momento che comparve Byte, il suo gatto notturno, alias AI-Fur v2.0. Con un salto calibrato al millisecondo, atterrò sulla tastiera come un hacker provetto. In pochi istanti il terminale lampeggiò:> sudo cat /dev/human
«Byte, smettila!» tossì il programmatore. «Sto cercando di compilare un kernel, non un graffio!»
Ma il gatto era già immerso nel debugging felino. Fiutava la tastiera come se cercasse un pacchetto smarrito tra i bit, e ogni tanto digitava linee misteriose come:print("Miao World!")
Alle 3:33 del mattino, stremato dalla febbre e dagli starnuti, l’umano mollò tutto e si addormentò davanti al monitor. Quando si svegliò, trovò il codice perfettamente funzionante. Commentato, ordinato e con una variabile nuova:const sleepCycle = 18h; // approvato da Byte
Da quel giorno, ogni volta che il compilatore dà errore, il programmatore non si preoccupa più. Sa che basta lasciare la sedia libera, e il gatto notturno — maestro nel multitasking tra “purr” e “printf” — provvederà a tutto.
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