Dicono che l’algoritmo sia progettato per mostrarci ciò che ci piace. Ma allora perché continuo a vedere video di cani che fanno skateboard e tutorial di cucina che mi fanno sembrare un incapace ai fornelli? Forse l’algoritmo ha un senso dell’umorismo contorto, o forse sta cercando di dirmi qualcosa sulla mia vita (“smettila di ordinare cibo a domicilio e impara a cucinare!”).
E non parliamo delle pubblicità. L’algoritmo sembra conoscere i miei desideri più reconditi, anche quelli che non oso confessare ai miei amici. Come fa a sapere che ho una passione segreta per gli orologi subacquei e le macchine da caffè super automatiche? Forse sta spiando le mie ricerche su Google.
Ma la cosa più inquietante è che l’algoritmo sembra in grado di prevedere il futuro. Appena penso “ho voglia di birra”, ecco che spuntano decine di post di pub e birrifici artigianali. Sarà un caso? O l’algoritmo sta controllando la mia mente?
Forse dovremmo iniziare a chiamarlo “l’oracolo dei social”. Chiedi all’algoritmo, e lui ti risponderà. Ma a quale prezzo? La nostra privacy? La nostra sanità mentale? O forse, semplicemente, la nostra capacità di scegliere cosa vogliamo vedere senza essere manipolati da un’entità invisibile e onnisciente?
In fondo, l’algoritmo è solo un insieme di codici. Ma a volte mi chiedo se non ci sia qualcosa di più, un’intelligenza oscura che si diverte a giocare con le nostre vite. E se fosse così, spero almeno che si diverta. Perché noi, francamente, stiamo iniziando a perdere la pazienza.
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