“Studio e mi mantengo da sola: 500 euro al mese per 40 ore a settimana sono troppo pochi, nessuno dovrebbe lavorare in queste condizioni”. A parlare è Aurora, studentessa di Scienze della Formazione all’Università Roma Tre, che si è trovata di fronte a un’offerta di lavoro indecente: un tirocinio formativo retribuito presso un supermercato Penny della Capitale. Un esempio emblematico dello sfruttamento lavorativo che attanaglia i giovani d’Italia, imprigionati in una spirale di stage mal pagati, contratti atipici, orari massacranti e poche tutele.
La promessa illusoria: Tutto ha inizio da un annuncio online, pubblicato su una delle tante piattaforme dedicate alla ricerca di lavoro. La proposta: un tirocinio formativo di 6 mesi per addetto vendita, con un compenso mensile che oscilla tra i 500 e i 900 euro. Aurora, spinta dalla tenacia e dal desiderio di costruirsi un futuro, decide di candidarsi.
La telefonata rivelatrice: Il primo campanello d’allarme arriva con la telefonata della store manager del supermercato. Una conversazione a tarda sera, senza alcun preambolo conoscitivo, che si concentra unicamente sulle mansioni da svolgere e sulle condizioni lavorative. Nessun contratto scritto, solo la promessa nebulosa di un possibile aumento a 700 euro per un part-time dopo sei mesi, subordinato al giudizio insindacabile dell’azienda.
Un futuro inghiottito dall’incertezza: L’illusione di un percorso di crescita professionale si sgretola rapidamente. L’eventuale assunzione a tempo indeterminato, con uno stipendio da commessa di 1200 euro, si prospetta come un miraggio lontano, raggiungibile solo dopo anni di gavetta e senza alcun riconoscimento dell’esperienza maturata. Un futuro incerto e precario, che calpesta le speranze e le ambizioni di una generazione.
Il coraggio di dire no: Aurora, con lucida consapevolezza e dignità, ha rifiutato l’offerta di lavoro. “Non tutti possono permettersi di farlo, ma è inaccettabile lavorare in queste condizioni”, afferma con fermezza. La sua storia non è un caso isolato, ma la punta di un iceberg che affonda le sue radici in un sistema che sfrutta la vulnerabilità dei giovani.
Un problema dalle dimensioni preoccupanti: Secondo un recente rapporto dell’Inps, nel 2023 i tirocini attivi in Italia superavano i 400.000, con una retribuzione media mensile di 480 euro. Un esercito di precari, spesso privi di tutele e diritti, costretti a orari massacranti e mansioni gravose. Una vergogna nazionale che mina il futuro del Paese, ostacolando la crescita economica e la creazione di posti di lavoro dignitosi.
La necessità di un cambiamento urgente: Serve un cambio di rotta, con interventi legislativi mirati a contrastare lo sfruttamento lavorativo e a tutelare i diritti dei giovani. Un impegno collettivo per promuovere una cultura del lavoro basata sulla dignità, la professionalità e la valorizzazione delle competenze.
Cosa possiamo fare:
- Sostenere le campagne contro lo sfruttamento lavorativo.
- Denunciare le situazioni di irregolarità.
- Scegliere di acquistare prodotti e servizi da aziende che garantiscono condizioni di lavoro eque.
- Incoraggiare i giovani a non accettare proposte di lavoro che non valorizzino le loro competenze e la loro dignità.
Insieme possiamo cambiare le cose.
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